Storie di penne, pennini e svolazzi

Storia della stilografica - Cartoclub

Il fascino intramontabile della stilografica nella riscoperta dell’arte calligrafa

Come state a calligrafia? Ma sì, la “bella scrittura”!
Fortunatamente oggi gli insegnanti non sono molto esigenti a questo proposito, ma un tempo la calligrafia era una vera e propria materia scolastica, di più, un’arte! Le sue origini risalgono al ‘700. Allora, i maestri calligrafi tracciavano pazientemente volute e svolazzi in stile inglese, rotondo e gotico. Una tradizione che si è mantenuta quasi immutata per secoli, magicamente estranea all’evoluzione storica e tecnologica. Tanto che solo negli anni ’60 la calligrafia è scomparsa definitivamente dalle nostre scuole professionali, per cadere nel dimenticatoio. Fino ad oggi, epoca del suo rinascimento come forma d’arte sempre più apprezzata e diffusa attraverso mostre, laboratori di scrittura e riviste specializzate.

Arma segreta del calligrafo è il pennino, ma anche la qualità e il flusso dell’inchiostro.

Dalla penna d’oca intinta nel calamaio in poi, le evoluzioni sono state moltissime. Nel 1884 Waterman produce la prima penna stilografica con serbatoio ricaricabile, presto perfezionata dalla Parker con un nuovo sistema per trattenere l’inchiostro nel serbatoio. Nel 1908 la Sheaffer brevetta la prima penna con riempimento a leva. E la cartuccia? Arriva nel 1936, ancora grazie a Waterman.
Dopo queste tappe fondamentali la stilografica ha subito continui miglioramenti, funzionali ed estetici, fra cui il primo pennino stilografìco in plastica di nome Stylo e di famiglia Pentel. E’ il 1980. Grazie a una tecnologia sofisticata, Stylo consente di scrivere con la praticità di una penna a punta fibra, ma con la personalità del tratto di una stilografica.
Oggi, 1997, la linea Pentel Stylo dà il benvenuto all’ultima nata: Stylo Blu, la penna tre volte eccezionale. Primo: l’esclusivo regolatore di inchiostro ad alta tecnologia (Ink Flow) dosa l’ingresso dell’aria nella penna e l’afflusso di inchiostro al pennino, mantenuto costante indipendentemente dalla temperatura e dalla pressione. Secondo: la possibilità di avere una scrittura più rigida o più morbida, regolando il supporto del pennino. Terzo: è cancellabile con tutti i correttori in commercio. Così si eliminano gli errori e si guadagna in calligrafia!

Fonte: Scuola Magazine, Supplemento a Reporter n. 14 del 22 luglio 1997